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BAGNARA Grande lavoro dei volontari del “Bagnara aperta – rialziamo questo paese”

1-le panchine sfondate rimesse a nuovo1-le panchine sfondate rimesse a nuovoUn gruppo di volontari, giovani e meno giovani, ha dato il “bando alle ciance” e nei giorni 18 e 19 giugno, nell'evento "Bagnara aperta-rialziamo questo paese" si è rimboccata le maniche per ostacolare il degrado in cui la nostra cittadina versa da un bel po’ di tempo. Non per gloria, non per pubblicità o altro, ma perché, come scritto dagli stessi volontari, “La nostra città è la nostra ricchezza e la nostra carta d'identità”, incuranti dei tanti che si soffermavano a guardare e canzonare gli stessi, o a sorridere compiaciuti perché, a titolo completamente gratuito, questi ragazzi hanno fatto quello che si dice solo nelle chiacchiere da bar e muore lì, senza trovare realizzazione.
Questi ragazzi, nessun professionista o specializzato nel ramo della muratura, della pulizia, della potatura et similia, si sono impegnati per rendere più presentabile quella che si spaccia per una località turistica, abbellendo le zone tra le più importanti e sensibili del paese, ovvero Piazza Marconi, l’esterno dell’Istituto Comprensivo “Ugo Foscolo” (la ex-scuola elementare), o il Belvedere, tagliando l’erba in eccesso, aggiustando le panchine, inserendo nuovi cestini per la spazzatura, dato che versavano in condizioni davvero indecenti. Se avessero avuto il permesso, questi ragazzi avrebbero sicuramente rimesso a nuovo anche la Villa Comunale, che da luogo di svago per bambini si è improvvisamente tramutato in paradiso di erbacce, rami e topi, ma non è stato loro concesso per motivi imprecisati. Questo articolo è sì molto duro e diretto, ma chissà che non serva, in collaborazione al lavoro umile e silenzioso di questi volontari, a dare una sveglia, una mossa, a smuovere le coscienze dei nostri pigri concittadini, ormai abbandonatisi al lassismo e al fatalismo: dopotutto, anche Confucio diceva “dai un pesce ad un uomo e lo sfamerai per un giorno; insegnagli a pescare e lo sfamerai per tutta la vita”.   

Vincenzo Laurendi

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