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L'iter dell’accreditamento delle strutture residenziali psichiatrici è rallentato: lo sdegno dell’Associazione Insieme per la Disabilità e Pandora

  • Categoria: Sociale

Insieme per ladisabilitàInsieme per ladisabilitàDopo tante garanzie pervenute dall’ASP, dal Consiglio Regionale, dalla Regione Calabria sulla Riorganizzazione della Salute Mentale nel nostro territorio calabrese, in particolare quello reggino, con una collaborazione che ci ha portati a incontri continui e incalzanti da oltre un anno, con i loro rappresentanti, apprendiamo con amarezza attraverso un comunicato stampa dalla Legacoop che l’iter dell’accreditamento delle strutture residenziali psichiatrici è rallentato. Eppure non meno di quindici giorni addietro abbiamo avuto la conferma che alla fine dell’anno che quattro massimo cinque strutture sarebbero state accreditate sulle tredici esistenti. In commedia in atti che non finiscono mai, sii continua a procurare condizione di gravissimo disagio alle persone con condizione di sofferenza mentale. I nostri cari risiedono in strutture cosiddette ibride privi di quelle condizioni di vivibilità che ogni persona umana dovrebbe avere per accettare una vita già sofferente.

Queste persone sono considerate cifre da accuditi attraverso farmaci che li fa diventare catatonici o in altri casi portatori di patologie gravissime tanto da dover essere ricoverati nel reparto di Psichiatria e trasferiti in esso fino alla fine dei loro giorni poiché come ripetiamo da qualche tempo cioè dal 2010, nessuna struttura è in condizione di assisterli serenamente. A questo si aggiunge l’insufficienza del personale che oltretutto è priva di qualifica da oltre venticinque anni. Oggi è viva l’esigenza di rilanciare gli obiettivi di presa in carico della persona con sofferenza mentale per non atrofizzare le capacità della stessa inserendola in un percorso di riappropriazione e di recupero di cittadinanza. Il nostro obbiettivo opera per divulgare la Riabilitazione Psichiatrica intesa come metodologia ed insieme di pratiche orientate al processo di recovery che permettono di riconoscere, affrontare e andare oltre la sofferenza psichiatrica, per queste motivazioni abbiamo chiesto l’incremento di queste figure per aiutare tutte le persone che soffrono di una patologia psichiatrica a recuperare e rigenerare le risorse necessarie a riprendere in mano la propria vita, intesa sia dal punto di vista delle capacità strumentali essenziali a gestire autonomamente la vita quotidiana, sia da quello delle competenze relazionali, sia dal punto di vista delle capacità espressive di sé e del Sé. Non capiamo come ancora L’ASP dia contributi a pioggia alle strutture non accreditate e senza un riscontro positivo. Se io pago per una prestazione, devo pretendere non solo risultati ma ambienti vivibili, come ente non posso pagare l’illegalità. Non basta, in queste strutture psichiatriche con ridottissimo personale  non qualificato sono inserite persone con la condizione delle misure di sicurezza detentiva, la loro pericolosità mette a rischio la vita non solo degli altri utenti residenti ma anche del personale operante. Questo perché nella Regione Calabria non esistono le REMS. E che dire del Reparto di Diagnosi e Cura o meglio conosciuto come reparto di Psichiatria, dell’Ospedale Bianchi Melacrino Morelli, nonostante l’incontro in questa sede con Il rappresentante ASP, la dirigenza Ospedaliera, il rappresentante Dipartimento Salute Mentale per dare il via alla riqualificazione degli ambienti, dell’immobili, di dare  una maggiore cura della pulizia degli ambienti, un incremento dei posti letto insufficienti per il bisogno territoriale nonostante un qualificato personale medico, mentre quello infermieristico se pur aumentato di numero rimane insufficiente, ci ritroviamo a ricevere lamentele attraverso lo Sportello Social Point Psychiatry  foto degli ambienti che ci inorridiscono e ci ripugnano.  E gli impegni presi? Avevamo sperato che qualcosa di positivo cominciasse a svilupparsi sul nostro territorio con il centro Armonia. Qui persone bisognose di manifestare le proprie esperienze di vita attraverso una comunicazione dell’accoglienza avevano acquisito la padronanza in se stessi, mettendosi in gioco, esercitando le proprie volontà verso l’inclusione sociale. Oggi la loro dignità è lesa da una burocrazia incapace di dare delle risposte. Si lasciano in strada corpi incapaci ma pieni di vita, quella vita che loro esprimano come possono e quando possono. Noi siano lì con loro a supportarli, in questa richiesta di serenità. Come Ass.ne di familiari esigiamo risposte realistiche in un incontro a breve con l’ASP e la politica Regionale.