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Martedì 23 aprile 2024: giornata mondiale del libro

Guido LeoneGuido LeoneIL Libro ritorni protagonista nelle politiche culturali del territorio

Il 23 aprile, come ogni anno dal 1996, si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale UNESCO del Libro e del Diritto d’Autore. E’ l’occasione per celebrare solennemente i molteplici ruoli del libro nella vita della società umana e per proporre una riflessione seria sulle politiche culturali,dove centrale resta l’educazione alla lettura e l’importanza delle biblioteche, intese non solo come luogo di conservazione e di accumulazione, ma come centri vivi di rielaborazione e di produzione di cultura.
Per tradizione l’Italia è un paese dove si legge poco e finiamo in fondo alla classifica. I dati infatti non sono incoraggianti. Tra gli stati europei il nostro è quello con la più alta percentuale di non lettori il 58,6%(e di questi il 25,1% di laureati e il 39,1% di dirigenti) contro il 37,8% della Spagna e il 30,3% della Francia.
Tra le grandi potenze mondiali, vanno ricordati il settimo posto della Russia, il nono della Francia, il ventiduesimo della Germania, appena davanti a Stati Uniti e Italia. Il nostro paese conferma del resto quello che già si sapeva, siamo in un paese che continua a preferire altre attività rispetto alla lettura, ad esempio seguire la televisione. Gli Editori sanno qualcosa al riguardo.
Il principale ostacolo all’allargamento del mercato dei libri e dei quotidiani deriva dalle scadenti competenze alfabetiche degli italiani, ovvero di quell’ insieme di strumenti che consentono capacità autonome di lettura, comprensione e interpretazione di un testo. Il libro, dunque, oggetto silenzioso, insostituibile strumento di cultura, in Italia muore di freddo.
Non arrivano buone notizie , insomma, dall’ultima indagine ISTAT.
Si stima che il 39,3% delle persone di 6 anni e più abbia letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti per motivi non strettamente scolastici o professionali. Il valore si è ridotto rispetto a quanto rilevato nei due anni precedenti, quando i lettori di libri sono stati rispettivamente il 41,4% (2020) e il 40,8% (2021) e di molto il 46,8 nel 2010.
Sono i giovani tra gli 11 e 19 anni ad avere le quote di lettori più elevate con un picco del 57,1 per cento degli 11-14enni; seguono i ragazzi tra i 15 e i 17 anni con il 51,1 per cento dei lettori e quelli tra i 18 e i 19 anni con il 49,9 per cento.
Contrariamente a quanto accade per i quotidiani, la quota di lettori di libri nel tempo libero diminuisce al crescere dell’età e le donne, in tutte le fasce di età, mostrano un interesse maggiore degli uomini per la lettura con oltre 10 punti percentuali di differenza (in totale il 44,0 per cento donne lettrici contro il 34,3 per cento di lettori maschi). Si segnala tuttavia una diminuzione significativa anche delle lettrici di 1,7 rispetto al 2021; per gli uomini la diminuzione è pari al 1,6 per cento. Tra i lettori forti si distinguono gli adulti dai 55 anni in poi (la percentuale supera la media nazionale) con un picco del 22,7 per cento tra i 65 e i 74 anni, e le donne (17,5 per cento contro il 14,7 per cento dei maschi) di tutte le età.
Si conferma la distanza tra Nord e Sud nell’abitudine alla lettura che si amplifica quando si considerano i libri: si dichiarano lettori di almeno un libro negli ultimi 12 mesi il 27,9 e il 28,0 per cento dei residenti, rispettivamente, nel Sud e nelle Isole.
La Calabria si trova al penultimo posto nella graduatoria delle regioni per percentuale di lettori: il 24,5%. Di questi , il 46,6% ha letto da 1 a 3 libri, e il 12,8% da 12 o più libri.
Pesante il dato complessivo, sempre per la nostra regione, della percentuale delle persone di 6 anni e più che non hanno letto libri negli ultimi 12 mesi il 71,6% o quotidiani il 74,8% e che portano la Calabria all’ultimo posto nelle graduatoria regionale.
Negativi anche i dati complessivi che l’Istat fornisce sulla percentuali di calabresi che nell’ultimo anno non hanno fruito di spettacoli e intrattenimenti fuori casa: l’84,8% nei musei, l’84,4% nei siti archeologici, l’89,1% nei concerti, l’87,6% nei teatri, il 73,7% nei cinema, l’81,0% negli sport, l’86,6 nelle discoteche.
La situazione trova riscontro nel 19° Rapporto annuale di Federculture 2023 in cui si evidenzia che l’analisi della spesa media mensile delle famiglie nelle regioni denota come siano costanti i divari territoriali tra Nord e Sud del Paese. Rispetto al capitolo Ricreazione, sport e cultura è di 85 euro la differenza tra la spesa massima del Nord (Trentino Alto Adige 127,8 euro) e quella minima del Sud (Calabria 42,4). Con le Regioni del Sud e Isole che sono tutte al di sotto della media nazionale sia in termini di spesa assoluta che di incidenza percentuale sul totale della spesa media mensile familiare.
E con l’avvento della riforma per l’autonomia differenziata il vuoto culturale tra Nord e Sud si accentuerà sempre più.
E’ necessario, dunque, allargare il mercato e i consumi culturali se vogliamo che il libro sopravviva e cresca nelle biblioteche, nelle librerie e nelle case degli italiani.
L’obiettivo è capire come si impara a leggere e come il nostro sistema scolastico ,soprattutto nelle fasi iniziali, riesca a produrre lettori.
La scuola è perciò chiamata in prima persona a costruire un rapporto tra il giovane allievo ed il libro come momento positivo e di crescita spirituale e culturale.
Si è rilevato in questo senso che lo strumento principale senz’altro capace di dare una base a qualunque attività di promozione della lettura è lo sviluppo di un moderno e efficiente sistema di biblioteche. Secondo l’Anagrafe delle Biblioteche Italiane in Calabria al 31 dicembre 2023 ve ne sono 460, su 13203 biblioteche di varia tipologia amministrativa in Italia.Sono 79 a Catanzaro, 209 a Cosenza, 31 a Crotone, 90 a Reggio Calabria e 51 a Vibo Valentia. Molti passi in avanti sono stati compiuti, ma la situazione rimane nel complesso deficitaria.
Così come deludente è la percentuale dei frequentatori in Calabria delle biblioteche, solo 5,2%.
Di contro, gli studenti italiani in numero sempre maggiore frequentano le biblioteche scolastiche (41% nel 2023), ma a questa crescita di attenzione non sempre corrisponde un appropriato adeguamento delle strutture e del patrimonio librario.
Secondo un’indagine condotta da Pepe Research per AIE la frequentazione delle biblioteche scolastiche è passata dal 26% del 2018 al 41% del 2023. Nella fascia 4-6 anni si passa dal 5% del 2018 al 47% del 2023. Tra i 7 e i 9 anni si passa dal 10% al 33%. Tra i 10 e i 14 anni dal 33% al 53%.
Il livello di istruzione si conferma invece, ancora una volta, invariabilmente un fattore discriminante che condiziona in modo sistematico e trasversale i comportamenti legati alla lettura, compresi quelli legati alle nuove tecnologie digitali.
La lettura è condizionata dalla capacità degli individui di comprendere e interpretare in modo adeguato il significato dei testi scritti, una competenza di base indispensabile per garantire un’effettiva capacità di accesso, gestione e valutazione delle informazioni, e quindi di crescita individuale e collettiva; questa capacità in Italia è molto bassa.
Nella scuola e negli studenti manca l’abitudine al leggere. Non basta studiare testi ,bisogna leggerli, commentarli, discuterli. I libri vanno “vissuti” nell’ambito scolastico perché lettori si diventa. E’ in questa palestra mentale che i docenti dovrebbero far esercitare gli allievi. Ed è questa sola la palestra dove si fortificano i muscoli e le nervature che sostengono democrazia e vivere civile. Imporre la lettura come un dovere è soltanto un disincentivo:leggere deve essere un piacere.
In molti paesi la narrativa è obbligatoria, invece noi la stiamo perdendo. Servono pratiche didattiche legate al libro:visite frequenti nelle biblioteche e nelle librerie, il recupero della biblioteca di classe collocata dentro al piano dell’offerta formativa d’istituto, non chiusa dentro i confini della scuola.
La biblioteca, sia essa d’istituto o pubblica, non è un museo. E’ un organismo che vive solo aprendosi al territorio sul quale si trova, creando i lettori, piuttosto che limitandosi ad aspettarli.
Così come resta indispensabile mettere a sistema l’intero arcipelago di biblioteche esistenti, collegare in maniera interattiva tutti i centri di lettura, aggiornare i titoli e avviare un programma annuale di iniziative ed attività perché l’educazione alla lettura e l’accesso all’informazione si inseriscano a pieno titolo tra le opportunità formative che devono essere garantite al giovane lungo l’area di tutta la carriera scolastica e a ciascun cittadino nel contesto dell’educazione continua.
C’è da scommettere che l’anno prossimo avremo ancora meno lettori. La sola possibilità di creare una controtendenza sarebbe quella di intervenire in modo drastico nella formazione dell’obbligo. E introdurre per esempio, sulla scia di altri paesi europei, un’ora dedicata alla lettura in tutti i gradi di scuola, dall’asilo alle primarie alle medie alle superiori, facendo tesoro di quelle che sono ormai centinaia di esperienze sulla pedagogia della literacy.
A questo punto una domanda va posta alle amministrazioni pubbliche per sapere se condividono la necessità di un progetto per un autentico investimento civile e sociale che contribuisca a creare cittadini più liberi, più liberi dai pregiudizi, più liberi dai condizionamenti, più liberi dalle omologazioni.

GUIDO LEONE - già Dirigente Tecnico USR Calabri