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Lettera aperta dei medici reggini "Come è possibile, dunque, garantire cure gratuite a chi ne ha diritto se i medici vengono privati dei ricettari"?

  • Categoria: Sociale

mancanza ricettarimancanza ricettariREGGIO CALABRIA - Non si fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo per l’arrivo dei nuovi ricettari che già i medici sono costretti a fronteggiare una nuova carenza di quello che è uno strumento imprescindibile per l’esercizio della nostra professione nonché per il rispetto dell’art. 32, comma primo della Costituzione che, ci sembra proprio il caso di rammentare, statuisce che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Come è possibile, dunque, garantire cure gratuite a chi ne ha diritto se i medici vengono privati dei ricettari? E’ superfluo rammentare come, da oltre un anno, i medici sono costretti a pietire i ricettari in una sorta di questua senza risvolti significativi considerato che tale gravissima emergenza si ripete con ritmo sempre più frequente nell’indifferenza pressoché generale. Continuano, incessantemente, le segnalazioni sia dei pazienti sia dei colleghi che, in massa, cercano di approvvigionarsi del “prezioso carteggio”.   A questo punto, non sapendo più a quale Santo votarci, con l’Asp che, incredibilmente, rimane senza una guida da più di un mese, per l’ennesima volta, siamo qui a denunciare una situazione non più sostenibile a tutela e garanzia, in primis, del cittadino/paziente reggino ed in secondo luogo di tutti quei medici che, ogni giorno, sono al fianco di chi soffre perché, ahinoi, è di questo che si tratta.

A chi non ha i soldi, senza la ricetta “rossa”, è impedito l’accesso all’acquisto di qualsiasi tipo di farmaco o di esame strumentale e diagnostico: la realtà è questa. L’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Reggio Calabria aveva sollecitato gli enti competenti, (Asp, Regione ed Ufficio Territoriale di Governo) per la prima volta, nel gennaio scorso, nel bel mezzo dei picchi influenzali e quando il problema era assolutamente conclamato. La questione sembrava essersi risolta, ma è stata solo un’amara illusione che ci ha costretto a reiterare lettere, diffide ed appelli che, alla luce dei fatti, sono caduti nel vuoto. Si sono mobilitati i sindacati, alcuni colleghi hanno notiziato persino la magistratura ma la situazione non si è mai risolta ma solo tamponata ed, oggi, trovare un ricettario è un’impresa al limite dell’impossibile in quanto i due distretti cittadini ne sono completamente sprovvisti. Inoltre, il 27 gennaio scorso, alla Camera dei deputati, l’on Federica Dieni ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin proprio sulla problematica che affligge la nostra provincia da tanto, troppo tempo.

Di risposte non ne abbiamo avuto notizia e, di tanto in tanto, giunge in riva allo Stretto qualche blocchetto degli agognati ricettari stampati dalla Zecca dello Stato, quantità, comunque, assolutamente insufficiente alle esigenze del territorio. Si era parlato della dematerializzazione delle ricette con l’avvento di quella “elettronica” ma anche di questa eventualità non vi è traccia. Solo in poche regioni questo strumento è andato a regime ma la soluzione del problema, in città e provincia, non può attendere oltre. La misura è colma. Ai pazienti, giustamente esasperati, vorremmo dire che ciò che si sta verificando non dipende assolutamente dai medici di medicina generale che sono, a loro volta, vittime di questa paradossale e grottesca situazione. Allo stesso tempo siamo vicini e solidali verso tutti quei colleghi che operano, quotidianamente, con impegno, abnegazione e sacrificio, che ci hanno evidenziato il problema e che, di fatto, sono impossibilitati a svolgere l’attività prescrittiva tanto farmacologica quanto diagnostica perché mancano i ricettari e sono costretti ad affrontare, con non poco imbarazzo, davanti ai propri pazienti, una situazione che definire assurda è riduttivo. Alla luce di ciò è evidente che o ciò che viene affermato all’articolo 32 della Costituzione è stato mal interpretato oppure ai reggini è vietato ammalarsi.