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Bagnara, i quartieri, le riforme: la Bajetta e la produttività

1 SG1 SGdi Tito Puntillo

La Bajetta, la piccola Baia, ovvero Bagnara nel suo concentrato di lavoro produttivo. La Bajetta (col suo Circondario che qui accorpo) fu il Quartiere delle segherie, le casette dei lavoratori di coffe (i “Coffari”), la centrale idroelettrica di Sfalassà, la Cartiera, l’Asilo Infantile, la Scuola Elementare & Media, la Stazione Ferroviaria col suo scalo commerciale, il grande deposito di ceste e fascine di castagno, il Campo Sportivo, gli agrumeti fino al limitare di Pietracanale, la spiaggia col fondale sabbioso, Sfalassà e le colline rasolate di Acquarangi e Vardàru e i piccoli giardini sistemati a pascolo per le capre da latte. Col procedere del tempo, abbiamo praticamente perso tutto o quasi tutto di questo bellissimo patrimonio e oggi Bajetta rischia davvero di scomparire nell’anonimato, perdendo l’attributo di “capofila” dell’Economia Bagnarese, o meglio di quel poco che ne rimane.

Oggi esistono molte manifatture che si dedicano al confezionamento di ceste. Sono di vimini, bambù, materiale plastificato, finto legno, ecc. Belle da vedere ma nessuna di esse potrà mai raggiungere il livello di qualità della fascia di castagno e il livello di maestrìa che fu dei Coffari. Oggi una cesta di Castagno con coperchio confezionato a Bagnara di Calabria, naturale mèta finale dei “castaniti”, sarebbe un prodotto top di gamma. I castaniti ci sono ancora e i vecchi Coffari hanno trasmesso, in qualche caso, la tecnicalità alla generazione successiva. La predisposizione dell’Amministrazione Comunale dovrebbe essere manifesta, dopo aver valutato punti di forza e di debolezza riferiti all’ambiente e alle risorse primarie disponibili: predisporsi favorevolmente verso chi intendesse aprire un laboratorio dedicato al recupero dei processi produttivi, quale fase preliminare verso la costituzione di qualche Cooperativa Giovanile integrata, cioè dedicata alla coltivazione del castagno e alla sua lavorazione. E potrebbe agevolmente aiutare queste cooperative nella ricerca dei mercati di sbocco. Non si tratterebbe di dare vita a chissà quale impresa industriale di ampio respiro, quanto riprendere un’attività prettamente artigianale. Anche perché la tutela e il sostegno CEE per situazioni del genere, sosno massimi. Della assoluta necessità di riavere l’attività meritoria dell’Asilo, convertito in opera di assistenza (anche solo diurna) per anziani, mi pare inutile qui insistere. L’Amministrazione dovrebbe cercare di smuovere l’impasse che sì è creata fra le monache e la legittima proprietaria del sito, la «Fondazione comm. Antonio e sorella Giovannella De Leo» che certo non negherebbe il sito in ottica di utilizzo a fini sociali e senza attività di lucro.

Le Scuole Elementari di Bagnara-Centro sono uno dei cardini nello sviluppo sociale, oltreché culturale, del fanciullo. Vanno dotate di strumenti formativi moderni: aula per proiezioni di filmati, aula per esperimenti elementari di fisica e chimica, strumenti didattici di supporto. Bisogna adoperarsi al massimo per far si che l’alunno a scuola, non viva una giornata di sola aula asettica e con didattica ripetitiva. Oltre alle sperimentazioni, è necessario che siano frequentissime le presenze di testimoni della vita civile, che raccontino, facciano vedere, spieghino ed è da implementare al massimo il rapporto fra aula e territorio, attraverso l’adozione da parte dell’aula, di un’aiuola, un pezzo di spiaggia, gli alberi di una via, ecc. Per il futuro di Bagnara, è FONDAMENTALE che nelle scuole elementari della Città l’insegnamento dell’Educazione Civica ascenda al primo posto. Ho sentito fare cenno, e più di una volta, al possibile recupero di attività della Centrale Idroelettrica. Mi pare di capire che per quella di Favazzina sia solo questione di progettazione, ma su Bagnara non ho conferme. Ma mi dicono che l’acqua, in alto, c’è.

Il Quartiere è bello. Non vi sono eccessive deturpazioni al paesaggio, almeno nella parte storica, cioè la Bajetta vera e propria arroccata attorno a Sfalassà. La chiesa dei SS. Pietro & Paolo è una istituzione oramai gloriosa, sorta sulle fondamenta di quello che fu il Teatro di Bagnara. I Bajettoti festeggiano con religiosità e animosità i Santi a fine giugno, perché quella festa segna l’inizio ufficiale della stagione balneare a Bagnara. Ė del resto la loro Chiesa, di semplice fattura ma pregna di tanto fervore. Ma Bajetta venera anche un San Giorgio dai molti significati non prettamente religiosi. San Giorgio fu il Santo dei Coffari.  Loro in origine provennero quasi tutti da San Giorgio Morgeto ove già svolgevano il mestiere di intrecciatori per ceste e col boom del castagno a Bagnara, si trasferirono in massa per lavorare sulle coffe. Ogni famiglia funzionava come un laboratorio autonomo. Riceveva dalle segherie le fascine e con esse confezionava le coffe. Più coffe la famiglia riusciva a confezionare in un giorno, più guadagnava del poco che le segherie pagavano.

Erano distribuite su tutto il territorio comunale. E infatti si vedevano Bagnarote che scendevano dall’Arangiara o giungevano dal Cannito, portando sul capo colonne di ceste da depositare in punti nevralgici e però in massima parte Bagnarote che andavano e venivano sulla via Garibaldi con coffe e coffe portate al deposito del Campo Sportivo. 
A Bagnara si lavorava e si lavorava tanto all’epoca!  I battelli caricavano alla Bajetta ove il fondale era propizio e così restò a lungo. Prima del 1783 fu tale lo sviluppo dell’economia del legno a Bagnara (per consistente uso militare e di costruzione), che a metà secolo il Sindaco chiese al Re di favorire la costruzione di un piccolo porto commerciale, situato proprio alla Bajetta. Fu redatto il progetto che il Re approvò. Ma il terremoto del 1783 mise fine a tutto.
Dunque la festa di San Giorgio fu la festa del lavoro a Bagnara.  La Famiglia Caruso che molto beneficiò da questo lavoro, essendo loro grandi commercianti verso il Libano, la Palestina e Genova, donò ai Coffari una Statua di San Giorgio. Una Statua di assoluto valore artistico e che fu molto venerata dai Coffari (ormai) di Bagnara. Deteriorata dal tempo, fu messa in cantina fino a quando non la videro i funzionari del Museo Diocesano di Reggio che la acquisirono e la restaurarono. Oggi costituisce un cavallo di battaglia di quel glorioso Museo. Sarà mai tollerabile che la Via Garibaldi a Bagnara non riesca a riappropriarsi di quella tradizione, dedicandole una apposita manifestazione annuale, culturale e religiosa al contempo? Una manifestazione che sia mostra di artigianato, esaltazione del lavoro forestale a tutela del bosco, elogio al castagno, sagra della castagna? Già! Perché Bajetta è anche il Bosco! Ė soprattutto il Bosco!

Al limitare sud di Bajetta c’è il monte Cucuzzu. Le Cartoline d’epoca ce lo fanno vedere totalmente fasciato da rasole. Dalla SS18 iniziava un tracciato che scorrendo sul fianco della montagna, lato mare, saliva sulla cima e proseguiva verso Acqua della Signora e da qui, si diramava in altri piccoli sentieri della Montagna. La Centrale Idroelettrica riceveva l’acqua dai “tubi” che caricavano da 250 metri di altezza e quindi versavano acqua sulle turbine a una velocità pazzesca. I “tubi” ci sono ancora e sono scalabili da parte di volenterosi muniti di buon fiato.  Proseguendo il potenziale escursionismo turistico-culturale lungo Sfalassà, si giunge a “Cusciutu” con le sue note amenità e il vecchio e diruto palmento. Da qui un sentiero sale a Serro Cavallo, Santa Giovanna e quindi l’altopiano della Chiusa a 500 metri, fiancheggia il sito archeologico “La Torre” sul limitare di “Feliciusu” e “Catoju” e va verso Palazzi, periferia della nostra Solano. Ma le diramazioni sono davvero tante e tutte turisticamente fruibili. Dall’altra parte di Cusciutu c’è la collina di Acquarangi e da Cusciutu parte un sentiero che conduce al grande pianoro di Serro di Faddeja: Acquampisa, Terrazza, Olivarelli, Vermeni, Cùvala, Cafone di Capra, Punta Teramo. Un paradiso unico per chi ama davvero il turismo escursionistico di alta qualità. Poi Sfalassà prosegue e l’escursionismo diviene d’avventura verso il raggiungimento della sorgente, posta alle falde di Montalto, in pieno Aspromonte. La progettazione per una Bajetta vestita di storia, bellezze naturali, tradizioni, spiritualità, cultura si può e si deve fare. Il futuro positivo è a portata di mano.

Nella foto: la Statua Caruso (o dei Coffari di Bagnara) di San Giorgio, oggi al Museo Diocsano di Reggio.