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BAGNARA CALABRA Scioglimento del Consiglio Comunale: "Xenopolis" decisiva per le sorti del Comune

Tar LazioTar LazioSaranno probabilmente le valutazioni che i giudici del Tribunale Amministrativo del Lazio faranno sulla sentenza del Tribunale di Palmi, che il 25 luglio scorso ha assolto nel processo denominato “Xenopolis” alcuni soggetti considerati vicini alla ndrangheta, e secondo la tesi accusatoria in contatto con l’ex sindaco Cesare Zappia, ad incidere notevolmente sulla decisione finale in merito all’accoglimento del ricorso proposto dagli ex amministratori avverso lo scioglimento del comune di Bagnara.

Lo si evince da ciò che scrive la Prima Sezione del Tar del Lazio nell’ordinanza con cui ha rinviato al 4 maggio prossimo l’udienza per l’ulteriore trattazione del ricorso: “il Collegio rileva che al fine di decidere e di verificare quanto la sentenza del Tribunale di Palmi possa effettivamente incidere sulla legittimità dell’impugnato decreto di scioglimento del Consiglio Comunale di Bagnara, è necessario acquisirne copia integrale, non essendo certamente sufficiente allo scopo il mero dispositivo”. Così come lo stesso Tribunale ha ritenuto, sempre nella medesima seduta, di acquisire copia della sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria n. 10160 del 5 marzo 2015, poiché depositata dai ricorrenti il 19 ottobre 2015 in forma completamente illeggibile.

Si gioca probabilmente qui la partita: da una parte ciò che afferma il Ministero dell’Interno e che ha trovato supporto nella relazione redatta dalla Commissione di indagine nella quale si fa riferimento “alla continua ingerenza della criminalità organizzata all’interno del Comune di Bagnara, che in tal modo comprometterebbe le libere determinazioni e l’imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell’Amministrazione e il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica”. A supporto di queste tesi vengono citate nella relazione due operazioni di polizia giudiziaria, una denominata Arca e l’altra Xenopolis. Ad avviso della Commissione le indagini “avrebbero evidenziato stretti rapporti intercorrenti fra alcuni amministratori locali, esponenti della cosca predominante e imprenditori del posto”.

Dall’altra invece le tesi degli avvocati Gatto e Scarfò, difensori degli ex amministratori, i quali hanno parlato di “eccesso di potere, erronea valutazione dei presupposti di fatto e difetto di motivazione”. Per quanto riguarda il contesto territoriale sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica nel provvedimento impugnato si accenna a famiglie del posto ritenute mafiose, ”senza però – afferma la difesa – indicare quale attività illecita sarebbe stata da esse compiuta e quali procedimenti penali conclusisi con sentenza di condanna le avrebbe viste protagoniste”. Rispetto anche agli organi comunali e all’apparato burocratico “tutte le notizie raccolte dalla Commissione – scrivono Gatto e Scarfò – riguardano fatti risalenti nel tempo e che nulla hanno a che vedere con la presunta e paventata ingerenza mafiosa all’interno del Comune di Bagnara”. In ultimo il provvedimento di scioglimento del Comune di Bagnara Calabra, sostengono i ricorrenti “è affetto da violazione atteso che la ricostruzione dei fatti, posti a suo fondamento, ignora le profonde modifiche introdotte dalla legge 267 del 2000 che, all’articolo 143, ha sancito il principio secondo cui, anche in presenza dell’ampia discrezionalità di cui gode la Pubblica Amministrazione, in ogni caso è necessaria la presenza di elementi univoci e coerenti, capaci di dimostrare l’effettiva esistenza di un collegamento fra l’Amministrazione e i gruppi criminali, con conseguente ragionevole livello di certezza circa la sussistenza di elementi indiziari di infiltrazione mafiosa”.

Quale delle due tesi sarà fatta propria dalla Prima Sezione del TAR del Lazio? Il ricorso sarà rigettato o accolto dai giudici amministrativi? Adesso c’è solo da attendere, anche se un primo effetto il rinvio della sentenza lo ha prodotto. Niente elezioni a giugno  e squadre, alcune già molto attive, che devono ripensare a nuove strategie politiche in vista di un autunno che potrebbe essere molto caldo.

Carmelo Tripodi