Con i pescatori di Bagnara senza se e senza ma

 

Dopo un’ampia fase muta, l’amministrazione comunale infine rompe il silenzio e comunica; in merito al sequestro del porto. Era pertanto legittimo attendersi una nota ben ponderata (visto il cospicuo lasso di tempo trascorso tra l’evento e la reazione ufficiale della Giunta). Non faccio valutazioni nel merito. Mi astengo. Non è importante adesso correre appresso a probabili polemiche. La cosa importante, in questa fase, è correre in soccorso del ceto pescatori perché così facendo si corre in soccorso della città. La nota comunale non da certo risposte alle questioni urgenti ma apre un mondo.

Vedo che viene auspicata l’elevazione dell’Ufficio Locale Marittimo di Bagnara addirittura al rango di Compartimento Marittimo. Per far capire ai nostri amici che avranno la bontà di leggerci, significa un ufficio marittimo a livello di quello di Gioia Tauro (Reggio è anche Direzione Marittima). Conosce il redattore della nota quali siano i criteri ai quali si informa Maricogecap per l’elevazione degli uffici dipendenti? Non di meno è comprensibile che si voglia realizzare una struttura da edificare in ambito portuale in modo che la sua stessa presenza garantisca una efficace e necessaria funzione di sorveglianza. Mi permetto di suggerire che tutto ciò è possibile assicurarlo anche con una più modesta elevazione ad Ufficio Circondariale Marittimo (Circomare). Più modesto del Compamare ma più fattibile. Con un’accortezza però. Non so se a qualcuno è capitato di vedere in diretta o per immagini cosa succede in porto durante una tempesta. Credo sia ancora possibile documentarsi su youtube. Pertanto per realizzare un edificio in area portuale non è sufficiente basarsi sul piano di banchina. Dovrà essere realizzato a quota di sicurezza e per ricavare lo spazio necessario serve una poderosa azione di sbancamento e solide opere di contenimento. I fondi assegnati rischiano di subire una significativa limatura. Durante le tempeste il porto di Bagnara ha mostrato criticità e pertanto, non potendo essere classificato come porto sicuro, mi risulta difficile pensare che possa essere assegnata una unità navale della Guardia Costiera (solitamente più disposti a salvare gli altri che ad essere salvati). Al limite si potrà contare su qualche unità che sia possibile mettere facilmente al sicuro in caso di pericolo.

Comunque visto come vengono gestiti gli appalti pubblici, fra quanto tempo si pensa di realizzare la cosa? 15/20 anni bastano? Ovviamente salvo complicazioni! Quindi piazzatevi le telecamere che fate prima (almeno che non diano fastidio a qualcuno). Voi fate come quel tizio che incontrò un bimbo che gli disse: “Signore ho fame” e a cui rispose: “A fine anno ti compro un panettone”. Evitando di permanere eccessivamente nella leggerezza ispirata dalla nota, si pongono due questioni urgenti. La prima riguarda l’estrema attenzione che deve essere posta nel seguire la vicenda, al fine di lenire i disagi dei pescatori che fra non molto saranno chiamati all’armamento delle unità che vanno allestite in assetto di pesca. E’ possibile che qualcuno storca il naso. Anch’io, seguendo le immagini che sono state trasmesse, ho capito che alcune tipologie di rifiuti avevano provenienza inequivoca. Ma responsabile non può essere una intera categoria. Responsabili sono coloro che hanno compiuto, magari per strafottenza, atti che hanno prodotto questo bel guaio. La seconda questione riguarda la bonifica dei fondali. A questo bisogna lavorare da subito. Associando alla “unità di crisi” i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e ogni altro che possa rivelarsi utile. Approntando con perfezione la catena logistica. Può essere che ci siano materiali talmente tossici da non consentire lo stoccaggio per molto tempo sul piazzale. Va predisposto pertanto l’immediato trasporto al sito di ultima destinazione. Queste sono alcune tracce che ritengo urgenti, per i 21 milioni si può fare con calma.