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BAGNARA CALABRA Rocco Fedele: "Umanizzare la politica, e fare scelte che guardino alle generazioni future"

  • Categoria: Politica
Rocco FedeleRocco FedeleUno degli interrogativi che al giorno d’oggi dovrebbe ricorrere con maggior frequenza in seno al dibattito delle amministrazioni comunali è quello relativo alla possibilità di dover pensare politicamente in grande, superando quelle prospettive a breve scadenza che sembrano rappresentare degli steccati invalicabili.
Di quale crescita parliamo se il confronto tra le varie anime politiche si riduce ad un conflitto preconcetto e alla paura di sbagliare da parte di chi è chiamato ad amministrare? A quale cambiamento facciamo riferimento se prima non ci sforziamo di capire che il fare politica impone coraggio, soprattutto nel prospettare una visione che non rimandi alla semplice gestione ordinaria ma ad una programmazione di ampio respiro fatta di scelte competenti e strategiche?
Al popolo, oggigiorno, non bastano più disponibilità e buone intenzioni nell’essere ascoltato relativamente alle problematiche che interessano il vivere quotidiano, soprattutto quando le richieste riguardano quei servizi basilari (idrico, fognario in primis) che nel primo quarto di XXI° secolo dovrebbero essere dei diritti assodati e consolidati.
Intraprendere un serio cammino di crescita a livello comunitario implica necessariamente saper valorizzare il proprio territorio e le sue relative risorse sia in senso materiale che in termini di capitale umano, attraverso la realizzazione di opere pubbliche tali da rendere il territorio stesso attraente per chi viene da fuori e vivibile per chi lo abita tutto l’anno.
Un’ amministrazione che nell’esercizio delle sue funzioni si limita a gestire l’ordinario, imposto tra l’altro dalla legislazione in materia, non rende un servizio utile alla collettività e dimostra di non aver saputo tracciare quelle linee programmatiche necessarie finalizzate a rilanciare il proprio territorio.
E non serve a nulla rivendicare l’essere riusciti a intercettare finanziamenti regionali piuttosto che comunitari se gli stessi non vengono impiegati in un’ottica di ripensamento del territorio e del suo aspetto urbanistico; a poco occorre il rifacimento di un’opera se il risultato deve essere la riproposizione di ciò che viene abbattutto.
Se a tutto cio’ si aggiunge l’incapacità di imbastire un dialogo politico con la propria comunità anche attraverso un confronto sereno tra le forze di maggioranza e opposizione, riconducendolo ad una dimensione più umana e meno guerrafondaia la logica conseguenza sarà il continuo sgretolamento del nostro tessuto sociale ed economico e tale frattura porterà inesorabilmente ad una battuta d’arresto rispetto a qualsiasi velleità di progresso e cambiamento.
La verità, ad oggi, sta nel fatto che il disamore della popolazione nei confronti della politica attiva e della partecipazione al dibatiito pubblico è dovuta ad una percezione da parte della popolazione stessa troppo campanilistica ed autoreferenziale che noi rappresentanti istituzionali trasmettiamo; è come se i cittadini intravedessero negli atteggiamenti manifestati da chi è chiamato ad amministrare un esclusivo interesse rivolto alla mera spartizione di qualche piccola poltroncina e nulla, invece, rimanda ad uno spirito di squadra capace di porsi un obiettivo che guardi al “bene collettivo”, quest’ultimo inteso nel senso “più Cristiano possibile” del termine.
L’appello è rivolto sia a chi è chiamato a guidare la squadra amministrativa nel ruolo di primo cittadino - che non può esimersi dal farsi garante della pluralità di anime e di diversità di vedute che è normale ci siano in una maggioranza politicamente non omogenea; sia ad ognuno dei singoli componenti il civico consesso, e di maggioranza e di minoranza, nessuno escluso. Il continuo ricorso alle urne non può e non deve essere visto come la ricetta ideale alla risoluzione dei problemi, l’obiettivo deve essere quello di mantere il timone della nave ben saldo e adoperarsi per la risoluzione dei problemi.
Ecco perché ritengo che la politica e il dibattito che dal suo esercizio ne scaturisce debba essere ricondotta necessariamente ad una dimensione più umana e che l’obiettivo di ognuno di noi amministatori non possa e non debba essere esclusivamente quello di garantirsi la rielezione alla prossima tornata utile, bensì quello di avere il coraggio di effettuare delle scelte, talvolta apparentemente impopolari, consapevoli del fatto che non saremo noi a goderne i frutti ma le generazioni a venire.
 
Rocco Fedele
Consigliere Comunale