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SCILLA I pazienti oncologici si oppongono al trasferimento del reparto. Proteste anche per dire no alla chiusura dell'Ospedale.

  • Categoria: Sociale

I pazienti incatenatiI pazienti incatenatiSi è svolta questa mattina, nello spazio antistante l’ospedale “Scillesi d’America”, la riunione indetta per tentare di salvare il reparto di oncologia del nosocomio.  Nonostante i comunicati di ieri, che hanno riportato la notizia della riunione organizzata presso il quinto piano della struttura, la protesta si è dovuta svolgere all’esterno dell’ambiente ospedaliero, poiché gli organizzatori, essendo appartenenti ad un movimento nato spontaneamente, non hanno ricevuto in tempo le autorizzazioni necessarie da parte del Direttore Sanitario: di conseguenza, il tutto si è dovuto svolgere all’esterno e senza la presenza di medici e di operatori ospedalieri. 

La prima a prendere la parola è stata Silvana Ruggero, presidente dell'associazione di volontariato AGESS, già nota alla stampa per via della sua battaglia riguardo i problemi e le controversie legate alla sanità territoriale: «Noi ci possiamo definire gli esodati dell'ospedale. Siamo qui fuori riuniti per protestare, poiché non abbiamo ricevuto le autorizzazioni necessarie dalla Direzione Generale per poter svolgere il tutto all'interno della struttura. Noi non siamo qui per chiedere dei diritti; noi siamo qui per pretendere i nostri diritti e non li chiediamo più alla politica, che ci ha ridotto in questo stato; in questi anni, gli organi preposti non ci hanno saputo rappresentare. E' ormai di dominio pubblico il provvedimento relativo al taglio di 280 esami, ritenuti dal canto loro non indispensabili, per poter compensare le somme mancati a causa della soppressione dell'IMU. Il problema sono i fondi che ci hanno tolto negli anni, che alla lunga hanno portato alla privazione di strutture come queste, utilizzate da tutta la piana calabrese. La morte dell'ospedale di Scilla rappresenta la morte di tutta la Calabria. Adesso basta, il potere deve essere il nostro: saremo noi, cittadini, a chiedere l'istituzione di un tavolo a chi di dovere. Non mi servirò più di politici che fanno da tramite: i diretti interessati mi devono guardare dritto negli occhi e darmi le risposte che cerco.»

Ha preso poi la parola una paziente, che da tre anni combatte la sua lotta contro una lunga malattia: «Io non chiedo niente ai politici. I ministri non sanno se noi abbiamo la forza di alzarci la mattina e condurre una vita dignitosa. Nel reparto oncologico dell'ospedale di Scilla mi sento come se fossi a casa mia, grazie a medici e a infermieri che creano un ambiente ospitale. Sentirsi come a casa è il primo passo per poter intraprendere tranquillamente la via della guarigione. Bisogna essere trattati da persone e non da malati, non bisogna pensare solo agli interessi politici. Da qui noi malati non ci muoviamo: io voglio rimanere in Calabria, io voglio rimanere a Scilla.»

Scilla - Alcuni mometi della protestaScilla - Alcuni mometi della protestaSilvana Ruggero coglie poi l'occasione per riprendere la parola, sottolineando come «la spesa sanitaria calabrese incide sul bilancio statale solo dell'1%, il resto è solo sperpero. Io mi ero proposta come Direttore Sanitario, funzione che avrei svolto senza ricevere compensi, perché con ciò che si guadagna si sarebbe potuto aprire un reparto ospedaliero. E' finito il tempo dei tappeti rossi ai politici. Se chi ha dei problemi reali fondasse un partito, questo partito risulterebbe il primo dei partiti eletti.»

Un'altra malata oncologica, residente a Reggio, ha affermato che: «La tragedia che si trova ad affrontare la famiglia del malato è inimmaginabile. Io ho compiuto il mio ciclo di cure qui a Scilla, dove ho trovato professionalità e serietà. Qui ci sono professionisti competenti che ti guardano come persona, non come ammalato. La situazione che stiamo affrontando in queste ore è sconcertante. Il reparto oncologico di Scilla non deve essere soppresso!».

Dopo questi legittimi sfoghi da parte di persone che vivono giornalmente il dramma della malattia, a parlare è stato Filippo Cotroneo, consigliere comunale del Comune di Scilla con delega alla sanità, il quale ha riconosciuto che «oggi si è arrivati a un punto difficile. Dobbiamo organizzarci, le belle parole non servono: noi stiamo lavorando e il nostro sindaco, giorni fa, ha pubblicamente contestato il Commissario Scura, dicendo che qui si chiudono gli ospedali prima di averne dei nuovi. Noi ci stiamo muovendo, è vero, la vera voce è però il popolo: io per un anno mi sono mosso e il popolo è stato pressoché assente. Ero arrivato al punto di installare qui una tenda, ma non c'è stata partecipazione da parte dei cittadini. Noi siamo contro la chiusura, ma è giusto capire cosa serve e cosa non serve al nostro ospedale, perché lasciare tutte le funzioni diventerebbe un danno. Il fatto che stiamo lavorando si vede anche su tutti i giornali, dove sono presenti gli interventi fatti dal nostro sindaco. Noi siamo disposti a occupare autostrade e stazioni, se necessario. La nostra gente è la nostra forza.»

La parola passa poi al signor Salvatore Polimeni, portavoce dei pazienti oncologici: «Dopo l'operazione, subita tre anni fa, sono stato ricoverato qui, per mia fortuna. Qui ho trovato medici eccellenti. L'anno scorso c'era Cotroneo che raccoglieva firme; io ho scelto Scilla perché qui mi sentivo a casa. Ma cosa stanno facendo? Cerchiamo di ragionare: mettiamo i piedi per terra, torniamo indietro se necessario. Abbiamo bisogno di continuare a essere curati qui.» A giungere sul posto è poi il sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone, il quale si è confrontato con i presenti affermando che «ci troviamo tutti davanti a una situazione di grande difficoltà. La storia dell'ospedale è una storia che sulla carta dura da tanto tempo: l'ospedale è stato chiuso dal 2011. Io l'ho detto alla conferenza dei sindaci, l'ho detto al Commissario Scura: il suo è un comportamento scorretto, perché non si può chiudere un ospedale prima di aver creato una struttura più grande. Vedere questi pazienti così provati mi fa piangere il cuore: tutto questo mi indice a perseverare nel mio appello, un appello che rivolgerò al Presidente Oliverio. I comuni della zona andranno a formare un comitato in segno di protesta. Purtroppo ci troviamo davanti a una battaglia politica.»

Il sindaco Pasqualino Ciccone davanti allOspedaleIl sindaco Pasqualino Ciccone davanti allOspedaleL'intervento del sindaco è stato poi interrotto da alcuni pazienti e familiari dei malati, che si sono incatenati alla porta dell'ospedale, intimando al sindaco di fare lo stesso. Ciccone, dimostrandosi disposto al dialogo e sensibile alla situazione che tutti i ricoverati stanno affrontando, ha poi continuato: «Bisogna misurarsi con la forza che si ha. Io posso andare oggi pomeriggio al Consiglio Regionale per chiedere un incontro al Presidente Oliverio per cercare di organizzare una grossa manifestazione, una manifestazione che se vedrà la partecipazione di migliaia di persone, potrebbe risolvere qualcosa. Ci organizzeremo nel migliore dei modi per dimostrare il nostro dissenso entro la giornata di domani.» Una paziente ha poi concluso la sessione degli interventi, affermando che: «Presso l'ospedale di Scilla ho trovato una famiglia. Avevo un carcinoma: sono cattolica, non auguro il male a nessuno, ma bisogna essere nella nostra situazione per capire cosa si prova realmente.» Una protesta pacifica, non violenta, e i cui interventi da parte dei pazienti in cura ha toccato gli animi di tutti i presenti. Adesso, si attendono con ansia gli sviluppi della vicenda, sperando che nei prossimi giorni arrivino date le risposte positive che tutti attendono.

Red