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Il gigante di Bagnara. Alla scoperta del Monte Cucuzzo

Monte CucuzzoMonte CucuzzoIl gigante di Bagnara. Si il gigante. Perchè a guardarlo dal lungomare della cittadina della Costa Viola, o dal torrente Sfalassà, o dall'inizio del sentiero che porta lassù fino alla cima, sembra proprio un gigante. Monte Cucuzzo veglia da secoli su Bagnara, la guarda dall'alto, ne ha visto i cambiamenti, l'evoluzione, e tanta gente nel tempo non ha resistito ad ammirare dal punto più alto la Costa Viola e lo Stretto, ammaliati dalla bellezza e dal fascino del luogo.

Il sentiero per arrivare a Cucuzzo veniva utilizzato dai contadini di Bagnara per raggiungere i vigneti, presenti lungo tutto il versante che dallo Sfalassà conduce a Solano e all'Aspromonte; e di cui oggi rimane solo traccia e testimonianza di un tempo in cui gli sforzi, il sudore, e la necessità di provvedere all'economia familiare facevano di chi coltivava quella terra "eroi" consumati dalla fatica e dal duro lavoro. Ad usufruire del sentiero anche le "bagnarote" che, attraverso la dura salita, raggiungevano i paesi aspromontani per vendere i propri prodotti. 

Ancora oggi percorrendo il sentiero, si possono osservare i ruderi e quanto è rimasto della ex centrale idroelettrica con le opere di captazione, raccolta e canalizzazione delle acque, dell'ex mulino, e delle rovine di alcune case. Sforzandosi con la fantasia è possibile immaginare i terrazzamenti coltivati con viti, olivi, e frutti autoctoni, godendo della brezza fresca procurata dal lento fluire delle acque dello Sfalassà. E poi i boschi, il cui legname serviva per produrre ceste, panari, cofani, che alimentavano un'attività economica che costituiva fonte di reddito per le famiglie bagnaresi.

La veduta dal Monte Cucuzzo ripaga gli sforzi fatti da chi si inerpica lungo il sentiero per godere del panorama mozzafiato. Il futuro si sa, è irto di difficoltà, ma uno sguardo al passato e la conoscenza della storia millenaria di un popolo che non si è mai arreso, possono aiutare chi è chiamato ad operare per prospettare un futuro migliore.

Carmelo Tripodi