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VILLA SAN GIOVANNI MomentoCivico: Consiglio comunale, Presidente da censurare e minoranza spaccata incapace del ruolo

  • Categoria: Politica

presidente del consiglio trecrocipresidente del consiglio trecrociOccorre avere la forza morale di guardare ai contenuti dei fatti e degli atti amministrativi e in questo caso va detto chiaramente che nonostante le interlocuzioni ed il richiamo al buonsenso, l’idea rimasta è quella di infliggere una ferita mortale ai principi democratici ed al buon funzionamento della P.A. Va, dunque preso atto che il modo, formale e sostanziale con il quale viene interpretato, dalla Consigliera Trecroci, il ruolo di Presidente del Consiglio Comunale, è assolutamente deprecabile e da censurare.

In tempi non sospetti avevamo (ed abbiamo) sollevato seri e fondati dubbi sull’’attribuzione della delega al Presidente del Consiglio Comunale, che ora, chiarendo essa stessa quei dubbi, ha escluso sia mai stato esercitato in modo terzo ed imparziale.Ed ha, ovviamente, ragione quando rimarca comportamenti censurabili di una minoranza che annuncia l’imminente ingresso nell’aula consiliare e tardivamente, troppo tardivamente e fuori tempo massimo, giustifica il proprio astenersi dal prendere parte ai lavori del Civico Consesso, segno di una evidente spaccatura tra gli stessi Consiglieri.

Al di là di questo e delle veline consegnate a certa una stampa, ella non può convincersi di parlare ad una platea avvolta nel pensiero unico, glissando sui contenuti di quanto accaduto, perché il Consiglio Comunale è il luogo metafisico della città, nel quale vengono assunte le decisioni nel rispetto delle norme e delle procedure ma anche nel rispetto della città.

Su questo la Presidente Trecroci ha deluso la città pensante che dopo avere letto le ragioni che la minoranza ha espresso, non ha inteso nemmeno approfondire quelle gravi accuse rivolte all’assessorealle tasse. E cosa c’è di più offensivo per la città di un assessore tecnico che con frasi sprezzanti si rivolge ad un esponente, chiunque esso sia, anche il peggiore, eletto dalla città?

Ove possibile, oltretutto, ella non ha preso le difese della città nemmeno sulle questioni rilevanti circa l’adozione dei Regolamenti Comunali, considerandoli “mali necessari” e non strumenti entrati a pieno titolo nella “gerarchia delle fonti”, al primo posto della quale viene indicata la Costituzione della Repubblica.

Ha dimenticato, anche, che la relazione illustrativa ad ogni provvedimento normativo, non rappresenta una “slide” promozionale ma un atto doveroso che chiunque abbia dimestichezza con la produzione normativa sa rappresentare lo spirito e l’essenza di ogni singola norma e sia fondamentale in caso di antinomie.

Tantomeno ha difeso il ruolo istituzionale in quanto tale, che le deriva dal doverpretendere l’uniforme applicazione dell’ordinamento, laddove non ha chiesto spiegazioni se si trattava di aggiornamenti agli esistenti articolati regolamentari o nuovi strumenti normativi che andavano a sostituire i precedenti.

Con una sola condotta, la Presidente ha, poi, inteso cancellare il “parlamentino di città”, glissando sulle “linee guida” al piano di localizzazione delle antenne, che rappresenta il percorso politico, non certamente tecnico, nel quale la città dice ai tecnici cosa, come e dove vuole siano collocate le emittenti elettromagnetiche e come elaborare il relativo piano, non certamente il contrario. Ciò peraltro denota la primazia della funzione tecnica rispetto a quella politica, dal momento che è inaudito che nella stessa seduta si siano licenziate “Linee Guida”, Piano di Localizzazione e Regolamento, col risultato di non avere consentito, non già alla minoranza ma a qualsiasi consigliere comunale di incidere, in base alla propria sensibilità.

Non partecipare lavori del Consiglio, ora torna comodo per un consigliere che intenda impugnare, con altri cittadini, gli atti di fronte al giudice amministrativo, e questo la Presidente lo sa bene ma non lo dice, forse perché sa già che la minoranza, anche questa volta, glisserà sull’obbligo di dover difendere questa città, che sta scivolando verso una dolce dittatura.