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Bagnara, calma piatta sul fronte politico con vista Comunali 2022. "C'era una volta il West"

  • Categoria: Politica

west 2west 2Ho come l’impressione che rimpiangeremo questo periodo. Un periodo di apparente calma piatta sul fronte politico, di serenità, di “non mi toccari ca non ti toccu”. Un periodo in cui le polemiche scarseggiano, le note stampa infuocate di gruppi politici ed associazioni sono sporadiche, in cui tutto sembra andare bene. La stessa campagna elettorale per le ultime regionali, blanda, un po’ per l’esito tutto sommato scontato della tornata elettorale, un po’ perché Bagnara sembrava essere sparita dai radar dei candidati alla presidenza – con la sola presenza di De Magistris in paese, risalente peraltro ad agosto, quasi due mesi prima rispetto alla data delle elezioni – non ha scaldato più di tanto gli animi paesani, pur con due candidati in loco.

C’era una volta il West. C’era il triello in consiglio comunale, c’era un’opposizione dura e pura, c’era lo scontro fra le minoranze e fra maggioranza e minoranze. C’erano le scuole, il canone idrico, c’erano i rifiuti, la discarica di Melicuccà e il cimitero ad accendere il dibattito politico della cittadina della Costa Viola. Neppure il dibattito (pur fondamentale per le sorti della cittadina) sullo studio di microzonazione sismica ha scaldato i cuori. Per ora, nulla. Tutto tace. E i perché, e le motivazioni, sono più di quelle che possono apparire in superficie. Già, perché a dispetto di ciò che sembra, sotto la cenere, la brace arde. E il fuoco attende per divampare: l’impressione è che, assieme a tutte le feste, l’Epifania quest’anno si porterà via anche la tregua sul fronte politico bagnaroto. Saremo, a gennaio, a quattro/sei mesi dalle elezioni (la finestra elettorale, con data da stabilire, è compresa fra aprile e maggio): troppo pochi perché il rumore di quelli che, ad oggi, sono sussurri a mezza bocca, segreti da chat o da tavolini di bar, non diventino incontri pubblici e confronti segreti, tavoli di trattativa, note stampa, annunci. Ma proviamo a scostare un po’ di cenere, proviamo a vedere cosa si nasconde sotto il manto di quest’apparente, assordante, silenzio.

«Ogni giorno di più avete bisogno di qualcuno che vi stia vicino. Come amico». «O come socio, ah?». Frank e Morton (Henry Fonda e Gabriele Ferzetti), soci in affari, interessi in comune. Una cointeressenza ed una comune visione d’intenti, come quella su cui si è retta la maggioranza che si sta avviando ai titoli di coda. Bagnara Bene Comune, fu Patto per Bagnara, è un’esperienza che nasce dall’unione di Forza Italia e Partito Democratico; le larghe intese (che diventano “larghissime” a tratti, dopo l’appoggio esterno, in alcuni frangenti, di Fratelli d’Italia – Uniti per Crescere) prima ancora che le larghe intese venissero sdoganate a livello nazionale, un accordo politico fra Mario Romeo, nel 2011 candidato a sindaco e nel 2017 vicesindaco designato, e Gregorio Frosina, candidato eletto alla provincia nel 2011, richiamato nel 2017 a guidare la coalizione. Un’alleanza che, a meno di – ad oggi impensabili – scossoni, dovrebbe reggere, a trazione, stavolta, centrodestra. Pesa l’avere un presidente della regione forzista come Roberto Occhiuto, pesa la carta d’identità di Frosina, che non dovrebbe essere della partita, non almeno in prima persona, pesa il desiderio di Mario Romeo di dare seguito al «Programma di opere pubbliche più grande che Bagnara abbia mai visto» (Cit.).

A meno di scossoni, dicevamo. Che potrebbero, eventualmente, provenire solo da destra. Ma che, ad oggi, non sono ipotizzabili. Perché se è vero come è vero che dopo il risultato delle Regionali un’interlocuzione c’è stata, è pur vero che per un fronte comune di “sola” destra che metta insieme Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, ad oggi, non ci sono le condizioni. Più probabile un accordo con qualche nuovo innesto, sempre proveniente da destra, nell’ottica però del mantenimento dell’idea di fondo che guida la coalizione attuale.

«Sai solo suonare, o sai anche sparare?». Adone Pistolesi, dopo cinque anni di interrogazioni e note stampa, vuole provare a vincere. Leader dell’opposizione di “Rinascita per Bagnara” e principale competitor di Frosina alle comunali del 2017, alle Regionali avrebbe potuto dover incassare una Caporetto. Aveva tutto da perdere. La mancata elezione, alla luce della dispersione di voti fra le coalizioni civiche e di sinistra, era, pressoché, certa; la mancata elezione con meno di 600/800 voti a Bagnara, avrebbe sancito la sua fine politica. Così non è stato. Ed i 1200 e passa voti incassati ne fanno, a pieno titolo, uno degli interlocutori principali per la scelta della candidatura alla carica cittadina più alta nell’ambito della coalizione “alternativa” a Bagnara Bene Comune. Con buona pace di chi sperava che, in un senso (elezione) o nell’altro (risultato elettorale minimo), le Regionali lo avrebbero messo fuori gioco dalla lotta per le investiture. Alla carica di sindaco, s’intende. Perché di lotta si può parlare, perché pur nei gruppi dialoganti, qualcuno aveva avanzato il veto su Pistolesi, e qualcun altro avanzava il desiderio di “azzerare” le “cariche” e ripartire da un dialogo totalmente a tabula rasa. Le Regionali potevano essere la Caporetto di Pistolesi, s’è detto; rischiano invece di rilanciarne le quotazioni in chiave candidatura a sindaco. Ma intorno, cosa si muove?

Un errore di Pistolesi è non essere riuscito a federare le opposizioni in consiglio comunale; non “Uniti” che ha agito scegliendo di volta in volta le battaglie da intraprendere (e se porsi a favore o contro la maggioranza), ma i “fuoriusciti” da Bbc, nell’ordine di uscita: Rocco Dominici, Francesco Maiorana, Angela Randazzo. Il loro coinvolgimento (due fra loro hanno rischiato anche di far parte della lista di “Rinascita”) in un percorso di opposizione in consiglio comunale, oltre che ad un’azione più ficcante ed efficace, poteva rappresentare anche la base per un progetto futuro; ma non si è andati oltre, almeno al momento (ed a quanto è dato sapere), un’interrogazione congiunta risalente a qualche mese fa.

Del dialogo fra “Rinascita” e “Nella Mia Città” si era detto e scritto per tempo. Così come è nota la vicinanza di “Bagnara Aperta”, per uomini e posizioni, a “Rinascita”, assieme anche ai giovani di “Riprendiamoci Bagnara”. È la fase in cui tutto tace all’esterno perché tutti, sotto sotto, parlano con tutti: ci si studia, si cerca di capire in anticipo le mosse degli altri, si tenta di avvicinare tutti e di parlare, anche solo per capire il reale interesse di qualcuno, o per mantenere aperta una exit strategy in caso di trattative infruttuose. È il mercato della politica, bellezza. E proprio come il Calciomercato, quest’anno prenderà avvio a gennaio. Gli spifferi sono tanti, a dare credito ad alcuni di essi, non è esclusa nemmeno la possibilità di qualche cambio di casacca. Magari anche fra maggioranza ed altri gruppi e/o coalizioni.

Ma c’è tempo ancora, il tempo almeno di ingollare in tranquillità torroni e panettoni, giocare a tombola e carte, godere della compagnia di qualche amico che rientra per le vacanze, per un periodo natalizio che, come in estate, vede una Bagnara dolce, ripopolata, allegra. Una “Sweetwater”.

Salvo poi svuotarsi nuovamente. Perché la migrazione da sud a nord è ormai un fenomeno strutturale, e Bagnara non ne è esente, è vero. Ma altrettanto vero è che scioglimento, dissesto, e prima ancora la mancata realizzazione per tempo di opere pubbliche fondamentali, necessarie per i servizi di una cittadina e per una prospettiva di crescita economica, hanno tenuto Bagnara con il freno a mano tirato, ed hanno forse costretto ad andare via più persone di quelle che se ne sarebbero comunque andate.

«Bagnara è prigioniera di un tempo sospeso, in attesa del giorno», scrisse in un inciso de “I Leoni di Sicilia” Stefania Auci. E sarebbe anche giunto il momento di farlo sorgere, questo sole del nuovo giorno.

 
«Diventerà una bella città, Sweetwater», commenta Armonica, il leggendario Charles Bronson.
«Ci passerete, un giorno o l’altro?», chiede Jill, Claudia Cardinale.
«Un giorno, o l’altro», saluta Armonica. E se ne va via.

Gianmarco Iaria