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Vaccini e scuola, Antonella Tripodi scrive al Governatore ff Nino Spirlì

Antonella Tripodi - Bagnara CalabraAntonella Tripodi - Bagnara CalabraAntonella Tripodi, referente per la Calabria del Coordinamento Nazionale Presidenti Consigli d'Istituto, scrive al Presidente ff della Calabria Nino Spirlì. In basso il testo completo della lettera.

Egr. Presidente f.f.,

ci auguriamo che questa nota, il cui contenuto replica il pensiero condiviso, in modo trasversale, da genitori, pedagoghi, psicologi infantili, letterati, La faccia riflettere sulla Sua – ennesima – proposta di chiudere le scuole per due settimane.

Ci permetta di dirlo, tale idea ci appare certamente poco ponderata.

Nel Suo intendimento la chiusura delle scuole si appalesa necessaria per favorire in sicurezza la vaccinazione di tutti i soggetti che ruotano attorno al mondo scolastico.

Però, vede, vogliamo chiederLe perché la chiusura degli istituti sarebbe sinonimo di sicurezza: durante la vaccinazione del personale sanitario sono forse stati chiusi gli ospedali? O le RSA? Durante la vaccinazione delle Forze dell’Ordine sono forse state chiuse le caserme?

La speranza è che Lei non ci risponda che quelli da noi citati sono servizi essenziali, da qui la diversa regolamentazione; o che la scuola è l’unico ambiente pubblico non gestibile. Se così fosse significherebbe per un verso la miopia della politica nel guardare la realtà, per altro – ben più grave – il fallimento di più di un diritto costituzionale di rango primario.

Perché, vede Presidente, le scuole italiane – e quindi i ragazzi, i docenti, gli operatori – hanno dimostrato massimo scrupolo nel rispetto di tutte le norme anti-contagio; e che gli istituti scolastici siano i luoghi con minore impatto del virus è dato epidemiologico ormai certo. Distanziamento, rispetto delle norme precauzionali, senso di responsabilità e anche spirito di sacrificio sono tutti i modi attraverso cui si è declinata la scuola ai tempi del Covid.

E sa perché Presidente?

Perché la scuola è vita, è la vita dei ragazzi. Di tutti. Di chi ama studiare; di chi prende la sufficienza; di chi è gravemente claudicante in tutte le materie.

La scuola, intesa quale luogo di istruzione, di aggregazione, di fuga da contesti familiari difficili, di destinazione dei sogni di riscatto, è vita; per ciascuno a proprio modo. 

La scuola è presenza fisica; è incontro; è socialità; è veicolo di scambio e comunicazione; è l’antidoto alla alienazione esistenziale.

La didattica a distanza, al contrario, è puro nozionismo, è un metodo per portare avanti i programmi annuali. Ma non chiamatela didattica: essa è solo un surrogato.

E poi, Presidente, la DAD non è democratica; fa crescere gli squilibri sociali e impedisce l’accesso alla cultura alle fasce più basse.

Perché vede, Presidente, l’isolamento e la scuola a distanza sono una condizione pericolosa per la salute mentale degli studenti che sono a serio rischio depressivo e di ritiro sociale.

E non ci dica che si tratterebbe solo di due settimane, perché anche questa alternanza confusa crea disorientamento nei nostri ragazzi.

Peraltro non se la abbia, Presidente, se le ricordiamo che i Tribunali amministrativi hanno accolto le doglianze di chi, come noi, ha intravisto nel suo operato politico profili di illegittimità. Noi abbiamo a cuore soltanto il bene dei nostri figli e ci sottraiamo con piacere alle battaglie nelle aule di giustizia se le nostre ragioni, certamente non dissennate, la guideranno verso approdi costituzionalmente orientati.

Ci auguriamo che Lei ponderi le Sue proposte, atteso che le soluzioni alternative ci sono; basterebbe delegare ai singoli Dirigenti degli Istituti scolastici la gestione ordinata e programmata dei docenti e del personale che deve assentarsi per la somministrazione del vaccino.

Le soluzioni ci sono, Presidente; tante, tutte attuabili.

Ci auguriamo che Lei non scelga la più drastica e catastrofica.

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