Apre a Bagnara Wabi-Sabi, centro estetico e curativo
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Le parole wabi e sabi non si traducono facilmente. Wabi si riferiva originariamente alla solitudine della vita nella natura, lontana dalla società; sabi significava "freddo", "povero" o "appassito". Verso il XIV secolo questi significati iniziarono a mutare, assumendo connotazioni più positive.[2] Wabiidentifica oggi la semplicità rustica, la freschezza o il silenzio, e può essere applicata sia a oggetti naturali che artificiali, o anche l'eleganza non ostentata. Può anche riferirsi a stranezze o difetti generatisi nel processo di costruzione, che aggiungono unicità ed eleganza all'oggetto. Sabi è la bellezza o la serenità che accompagna l'avanzare dell'età, quando la vita degli oggetti e la sua impermanenza sono evidenziati dalla patina e dall'usura o da eventuali visibili riparazioni.
Sia wabi che sabi suggeriscono sentimenti di desolazione e solitudine. Nella visione dell'universo secondo il BuddhismoMahayana, questi possono essere visti come caratteristiche positive, che rappresentano la liberazione dal mondo materiale e la trascendenza verso una vita più semplice. La filosofia mahayana stessa, comunque, avverte che la comprensione genuina non può essere raggiunta attraverso le parole o il linguaggio, per questo l'accettazione del wabi-sabi in termini non verbali può costituire l'approccio più giusto. I concetti di wabi e sabi sono originariamente religiosi, ma l'uso che si fa attualmente di queste parole in giapponese è spesso abbastanza causale. In ciò si può notare la natura sincretica dei sistemi di credenze giapponesi.
Una traduzione molto semplice di wabi-sabipotrebbe essere bellezza triste. Altra interpretazione possibile è "bellezza austera e, quasi malinconicamente, chiusa in sé".
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