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Discarica di Melicuccà, "Cittadinanza Attiva Pellegrina" non firma l'esposto-denuncia: intervista all'Avv. Antonio Latella

Avv. Antonio LatellaAvv. Antonio Latelladi Gianmarco Iaria

BAGNARA CALABRA – L’esposto-denuncia presentato la settimana scorsa in riferimento alla discarica di Melicuccà e firmato dal consigliere regionale Marcello Anastasi, dal consigliere metropolitano Michele Conia e da alcuni consiglieri comunali di Palmi, Seminara e Bagnara, oltre che da varie associazioni del territorio, non ha convinto tutte le realtà che, in questi mesi, si sono occupate dell’argomento. Fra le associazioni, assente la sottoscrizione di “Cittadinanza Attiva Pellegrina”, che spiega la mancata adesione all’iniziativa attraverso il coordinatore, Antonio Latella.

È stato proposto anche a voi di firmare? «Sì, ci è stato proposto. Abbiamo deciso di non prendere parte all’iniziativa. Le associazioni, nel momento in cui si sono sedute attorno a un tavolo per parlare dell’argomento, avevano un obiettivo ben preciso: far emergere in modo chiaro ed oggettivo la problematica relativa alla costruzione della discarica di Melicuccà. Emersione dei fatti, non di una posizione di principio o ideologica, a prescindere, contraria alla costruzione della discarica.Non siamo associazioni ambientaliste: siamo realtà con una buona aderenza al territorio, abbiamo sentito che il territorio esprimeva preoccupazione per il secondo tentativo di realizzare una discarica ai confini del territorio comunale di Bagnara. La nostra contrarietà alla riapertura scaturisce dagli studi fatti, dalle analisi, dalla presa d’atto delle numerose deroghe, oltre che dal danno ambientale già in atto, con l’inquinamento già comprovato ed ancora in essere, e da quello potenziale.

Ci siamo proposti l’obiettivo di far emergere la questione tenendo lontana la politica di parte: il nostro confronto è avvenuto sempre con tutte le istituzioni, di qualunque colore politico: Regione, Città Metropolitana, Comuni interessati, Prefetto (che ha aperto un tavolo specifico sulla questione). Altro punto che ci eravamo dati come associazioni: il percorso doveva partire e concludersi in ambito associativo, senza prestare il fianco alla politica di parte perché la politica di parte divide, non unisce; e spesso vede in modo settoriale i problemi, come avvenuto in questo caso».

Un percorso che sta portando frutti: «C’è grande orgoglio da parte di Cittadinanza Attiva per quanto sin qui fatto: se oggi le istituzioni, ed anche politica, hanno attenzionato in maniera così forte il problema, è dovuto al fatto che questo gruppo di associazioni, da oltre un anno, ci lavora, l’ha portato all’attenzione di tutti e, finalmente, da qualche mese le istituzioni e la politica di parte che, fino a qualche mese fa non vedeva o si girava dall’altra parte, è stata costretta ad attenzionare un problema. Una soddisfazione, che noi associazioni portiamo sul tavolo perché probabilmente l’attenzione non ci sarebbe stata senza questo lavoro».

Perché, quindi, non sottoscrivere l’esposto-denuncia? «Avevamo messo in conto con le altre associazioni che, ove il nostro percorso non avesse trovato la giusta attenzione da parte delle istituzioni, saremmo arrivati a fare un esposto alla Procura della Repubblica. Un’extrema ratio, però. Non era questo il momento giusto per farlo, né è stata messa in campo la giusta metodologia. Qualcuno nottetempo, dalla sera alla mattina, ha scritto un esposto proponendolo alle associazioni. Iniziativa che proviene dall’esterno; alcune associazioni del gruppo hanno ritenuto di aderire, Cittadinanza Attiva non ha ritenuto di aderire perché questa è una iniziativa politica di parte, che non esprime in modo chiaro e trasversale i fatti e non fa emergere le questioni così come si sono delineate. È stata realizzata con una tempistica che non ha consentito alle associazioni discussione e confronto, ma ad ogni associazione è stato proposta l’iniziativa e ciascuna di essa, in piena autonomia, al di fuori del tavolo di concertazione, ha partecipato».

Perché un’iniziativa di parte, secondo lei? «Perché i primi firmatari dell’iniziativa sono politici: consiglieri regionali, consiglieri metropolitani, consiglieri comunali. Poi alcune associazioni del gruppo del tavolo tecnico. La coloritura politica si evince anche dalla richiesta che emerge dall’esposto: le associazioni hanno sempre citato la corresponsabilità di Regione e Città Metropolitana nelle scelte tese alla realizzazione della discarica. L’esposto parla invece solo della Regione Calabria. Un esposto sereno, non dettato da interessi politici di parte, avrebbe indotto solo ad esporre i fatti, lasciando alla magistratura la qualificazione giuridica di eventuali reati, ed anche eventuali imputati, andando solo ad individuare gli attori dello scenario. Le libere associazioni che svolgono un ruolo al di fuori della politica di parte – pur svolgendo una funzione politica latu sensu – hanno aderito ad un’iniziativa politica di parte, dentro cui Cittadinanza Attiva non è voluta entrare».

«La politica ci ha messo il cappello – prosegue Latella - in un momento particolare, con alle porte le elezioni regionali, e le comunali a Palmi e Bagnara. Cittadinanza Attiva c’era prima, ci sarà durante e ci sarà anche dopo le elezioni, quando la politica, terminato l’interesse, tornerà a girarsi dall’altra parte. Noi non accettiamo che la politica di parte si appropri senza la giusta condivisione ed il dovuto confronto del lavoro delle associazioni; legittime le iniziative politiche, ma non a danno di un percorso associativo indipendente».

«La nostra finalità – chiarisce - è quella di far emergere quanto accaduto; senza critiche, senza voler entrare nel merito del giudizio se quanto fatto nell’ambito dell’attività politica sia giusto o sbagliato. Ma deve essere chiaro che questa è un’iniziativa politica di parte che alcune associazioni hanno anche legittimamente condiviso; ma non è il frutto di quel percorso associativo avviato insieme».

Qual è il rischio, dopo questa “accelerazione” politica? «Il rischio vero è che venga abbandonato il sistema di approfondimento delle problematiche in favore di una campagna dell’uno contro l’altro, solo per gonfiarsi il petto e dimostrare che l’una parte, a discapito dell’altra, si interessi per risolvere il problema. Nel momento in cui entra la contrapposizione politica, si perde la lucidità del ragionamento portato avanti sino ad oggi dalle associazioni».

Il Cnr, nel frattempo, ha iniziato ad operare: «Sì, e il Centro Nazionale di Ricerca entra in campo su richiesta delle associazioni. Ancora non si è espresso. In tal modo, si decide di mettere il carro davanti ai buoi e, a meno di 24 ore di distanza dalla denuncia di un sindaco come il sindaco di Palmi, che ha preso le difese del suo territorio, non vediamo quale fosse la necessità, ancor prima che si conoscessero i contenuti di quella denuncia, di intraprendere questa ulteriore azione, se non giustificandola come un’azione di una controparte politica che non vuole farsi togliere dal petto una stelletta, ma vuole compartecipare ad un merito. Non è questo l’interesse delle associazioni.Non correre, mettersi in vista, contrapporsi a qualcuno: solo far emergere le problematiche».

E adesso? «Questo non vuol dire che Cittadinanza Attiva non seguirà con la stessa serietà ed indipendenza di prima il problema: non ci siamo fatti mettere cappelli da nessuno, e siamo pronti sempre a far emergere la verità nell’interesse reale della salute dei cittadini del territorio e dell’ambiente. Buona parte della politica si era tappata occhi e orecchie: speriamo che questa non diventi solo una contrapposizione tra favorevoli e contrari, che non farà bene al territorio e si spegnerà dopo le elezioni. Noi siamo riusciti a farci ascoltare, ma in questo momento la politica credo si sia fatta prendere la mano dalle prossime competizioni elettorali. L’auspicio nostro è che le associazioni, che in tutta buona fede hanno sottoscritto questo esposto, facciano una loro attenta analisi interna e rivendichino la loro autonomia, di ragionamento e valutazione, al di fuori di quella che è la politica di parte. Aver sottoscritto quel documento non vuol dire che questo percorso vada interrotto: purché loro facciano chiarezza sul fatto che si sia trattato di un momento per ribadire una linea, ma senza il coinvolgimento in un percorso di politica di parte. Perché diversamente perderebbero la loro autonomia, ed il senso del loro fare».

C’è margine per proseguire insieme, comunque? «Fatta da parte delle associazioni questa chiarezza, il patrimonio di metodo e di contenuti può essere ripreso. Fra il sì ed il no c’è un mondo che la politica ha difficoltà a percorrere, che è fatto di garanzie per il territorio (opere compensative e di mitigazione su tutte). Contenuti di cui si è parlato nell’ambito di un discorso comune; in una tematica così complicata, la semplificazione non serve se non per mandare messaggi politici. Non possiamo semplificare, noi associazioni dobbiamo mettere in campo trasparenza, condivisione e ragionamento. Se mettiamo da parte questo metodo a livello associativo, non possiamo pretenderlo poi nei tavoli istituzionali».