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Addio Ornella

OrnellaOrnelladi Peppino Maisano
L’ultima volta che mi sono sentito con Ornella al cellulare di Pasquale, suo marito, rimanda al pomeriggio del 2 ottobre scorso, poche ore dopo il suo rientro a casa dall’ospedale di Asti. Era stata ricoverata per alcune settimane nel tentativo disperato (suggerito e guidato dai contatti assidui con “Le Molinette” di Torino) per poter trovare una via d’uscita, sia pure temporanea ma di ragionevole durata, al suo irrimediabile caso, apparso fin dal primo ricovero, nel maggio scorso, spietato e irriducibile.
 
Con Ornella, figlia del Dr. Pietro Gaetano stimato medico condotto a Pellegrina e Ceramida dal 52 fino alla metà degli anni 90 del secolo scorso, in vigenza delle “condotte mediche”, si coltivava un’amicizia avviata sul finire degli anni 50, favorita dalla stretta conoscenza famigliare radicata prima ancora in quel di Polistena tra mio padre e la casa dei “Cacciatore”, in cui la madre dr.ssa Maria era cresciuta nella passione dei suoi studi classici e dei prediletti interessi, volti e concentrati soprattutto al mondo floreale e nell’arte del ricamo.
 
Con la presenza e la cura di tanta illuminata guida tra le mura di casa, Ornella si è distinta subito, dagli anni del liceo, nell’uso della penna ad ampio orizzonte, spaziando con naturalezza e certa conoscenza del vocabolario dalle notizie di ribalta quotidiana a temi di più intensa portata quali l’esistenzialismo, il naturalismo, oltre quelli rientranti nel complesso e problematico panorama delle religioni. Ne so direttamente qualcosa perché ho avuto continue occasioni di intrattenere con lei intensi e impegnativi rapporti epistolari, durante i quali il mio scontato limite strutturale veniva spesso meno non tanto sul terreno delle argomentazioni concettuali, ma col suo stile raffinato e composto, cui i miei moduli logici incentrati sul pragmatico e sulle sole buone letture non avevano, né potevano avere la vis necessaria per poterle tener testa.
 
L’incontro di Ornella con Pasquale, mio amico compagno di viaggi per molti anni in quel di Reggio dove frequentavamo scuole diverse, consolidò il mio legame con lei e infittì le nostre frequentazioni che nel tempo consentirono a entrambi di conoscere più in profondità l’altro, favorendo così un cemento a tre divenuto tra noi sempre più duro.
 
Ornella Gaetano, sposata a Pasquale e divenuta Stillitano in pieno clima sessantottino, aveva terminato gli studi liceali nel 66, prima che l’ondata giovanile rivoluzionaria di quegli anni con la sua forte carica di idee e passioni avesse investito il Paese. Tale clima di fiducia e speranza, diffusosi velocemente dappertutto credo che nella nostra Città si sia fatto sentire e abbia lasciato pure tracce vistose, per l’interpretazione coerente che ha saputo trasmettere il suo lucido pensiero ardente, ispirato a un limpido agire operoso e a un irriducibile attivismo sano e suadente. L’unione con Pasquale, conclusasi in quegli anni, aldilà dall’averla fortemente voluta e sostenuta con amore e con forza, ancorché propugnata e completata con modalità innovative, per quel tempo è stata una dura spallata al conformismo e alle regole tabù perbeniste che imperavano ovunque alla grande. Lei, piccola e minuta, prodotto tipico della borghesia locale di ogni tempo, lui essenza popolana di condizione umile ma di principi forti e saldi, in ansia per invertire un cammino di secolari incertezze e mediocrità, avevano dato insieme una poderosa spallata all’ipocrisia e alla dissimulazione lanciando un messaggio d’amore possente, libero da pregiudizi e vincoli, e in chiara e perfetta sintonia con lo spirito che i nuovi tempi a gran voce ormai reclamavano. L’evento fece una qual certa eco intorno, lasciandosi dietro, dentro e fuori, attenzione, stupore e qualche ferita che non conobbero mai più la loro completa e definitiva riconciliazione.
 
Giovane ragazza, Ornella fece la sua scelta di campo sul tema religioso abbracciando la fede Evangelica o Protestante, la cui base, come è noto, si fonda sull’Evangelo di Gesù Cristo. All’interno di tale dimensione, pensata come mezzo imprescindibile di lotta contro l’ingiustizia e la prevaricazione, si spese illimitatamente e senza risparmio di energie, divenendo lei stessa Dottoressa e predicatrice della “Parola del Signore”. A tanto non sarebbe potuta arrivare col solo bagaglio scolastico di cui disponeva che non le consentiva di affrontare adeguatamente i temi dottrinali e della filosofia. Poiché il suo impegno, dovunque approdasse, era presenza attiva e concreta, mise mano agli studi biblici e teologici per diventare lei stessa una testimonianza in terra portatrice della parola del Cristo e, quando fu pronta, passò dalla presenza all’impegno diretto portando tra la gente, ad Asti e dintorni dove risiedeva ormai da quasi un quarantennio, la parola di fede e la sua ormai maturata e profonda conoscenza della dottrina.
 
Da lì all’impegno civile e politico fu per Ornella un lieve passo e una spinta del tutto naturali, ancor più facilitati dalle frequentazioni giovanili e post materne che la portavano a intensi dialoghi con me e Pasquale sul socialismo e sulla precarietà sociale nel nostro Paese, fenomeno questo che non la capacitava affatto specie in questi ultimi anni di forbice larghissima tra il benessere dei pochi e la miseria dei molti. Non fu mai militante, ma osservante e partecipativa delle evoluzioni in campo politico e sociale sempre, al pari e molto di più di chi all’epoca dei partiti frequentava la sede di bandiera e rinnovava la tessera magari tutti gli anni.
 
Animata da tali sentimenti ispirati all’equità, intese la “giustizia sociale” come il più robusto pilastro su cui devono reggere i governi di tutti i Paesi; e per questa imprescindibile ragione ha ritenuto un inderogabile dovere civico per qualunque cittadino partecipare al dibattitto politico sulla cosa pubblica, fosse periferica o nazionale, forse anche perché nel suo intimo nutriva la fiducia e la speranza che solo da una giustizia giusta e umana possa avverarsi in concreto qualche giorno, anche in queste nostre latitudini, la promessa della parola del suo Cristo.
 
I tre figli, Gabriele, Elisa e Ivan, oggi persone adulte, accasate e i più di loro con figli, crebbero seguendo principalmente la sua scuola. Per questo soprattutto incarnano e richiamano nel loro essere e operare quotidiano tutte le peculiarità di cui era portatrice la madre: Gabriele aleggiante e felpato, Elisa raffinata dolce prudente e intensa, Ivan spirito pensoso di eccellente intuito musicale e artistico, qualità e doti che richiamano Ornella e aiutano a tenere vivo il suo ricordo.
 
La famiglia fu il campo in cui Ornella riversò tutte le sue più accorte energie e la sua più studiata perspicacia, nel rivolgere attenzione e cura al bilancio del mese poggiante sul solo stipendio del marito che non consentiva svarioni, né fantasie di sorta. Si adoperò quindi anche lei, negli anni, a incrementare l’entrata con l’attendere a un lavoro di libreria in Asti che molto confaceva alla sua indole e alla sua insaziabile fame di libri. Sono in tutti i casi più che certo che lei, pur senza una casa sua da sempre, e con l’intero carico dei figli, sia riuscita sempre, anche nel suo lavoro di solerte e sapiente casalinga, a render comodi tutti, senza mai lasciare scontento alcuno.
 
Ora Ornella non c’è più, perché se n’è andata venerdì 4 Ottobre u.s. Il saluto dei suoi cari e degli amici stretti se l’è avuto sabato 5 Ottobre in Asti alle ore 11,oo, nella chiesetta dove si svolgono di norma le riunioni dei fedeli, con un sobrio rito officiato dal Pastore evangelico. Sulla nuda bara un semplice mazzo di fiori e tutto intorno le ombre tristi degli astanti. Una semplicità francescana, si direbbe, se non si facesse torto al suo credo che ripudiava le santità e i santi, a meno che fossero “coloro che hanno vissuto la vocazione cristiana con particolare intensità…”. Non un manifesto per la sua dipartita (così ha voluto), nemmeno qui da noi dove è cresciuta e a intervalli quasi sempre annuali compariva tra noi. Solo le poche meste parole del Pastore, unite al pianto di chi assisteva attorno alla bara. Addio Ornella, anche da parte dei tuoi amici di Bagnara, che molto amavi.
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